Lo sguardo dei militari sul confine

(Nota: Per brevità di citazione, si è scelto di contrassegnare con lettere alfabetiche (A-H) gli otto documenti utilizzati per illustrare questa sezione della mostra. Essi sono riprodotti integralmente nella sotto-pagina "I documenti").


“Guardia Nazionale repubblicana. Comando 10.a Compagnia di Frontiera. Prot. N. 4343/A/9. Madonna di Tirano, 23 Ottobre 1944 – XXII° [anno dell’Era Fascista]. Oggetto: Movimenti e incidenti interessanti i rapporti italo-svizzeri […]. A seguito del fatto principale che viene esposto per ultimo nel seguente elenco cronologico, questo Comando ritiene di dover raccogliere precedenti e dati che sembrano convalidare ormai il sospetto che, in occasione di rimpatri dalla Svizzera, quelle autorità di confine si riferiscano ai Comandi ribelli piuttosto che a quelli repubblicani. […] Non si tratta più di qualche contrabbandiere, ma di masse di italiani, le quali, per altre informazioni, risulterebbe che transitano da Sasso del Gallo per riunirsi alle bande ribelli dislocate in questa zona.” Firmato, “Il Comandante la Compagnia (Cap. Seniga Fausto)”

Documento B, dettaglio: intestazione

Le “autorità di confine” di cui parla la lettera sono i militari svizzeri che negli episodi riferiti (avvenuti tra il 31 maggio 1944 e il 13 ottobre di quell’anno) non solo “segnalavano a contrabbandieri italiani il momento opportuno” per passare il confine, avvisandoli della presenza dei servizi italiani di controllo, ma si univano pure agli insulti ed ai lanci di sassi contro la caserma della Guardia di Finanza, certi dell’immunità dal momento che i militari italiani non potevano “far uso delle armi” contro di loro.
La lettera, dattiloscritta, è indirizzata al Comando del IX° Battaglione della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera e, per conoscenza, al Comando della Polizia Germanica in Tirano. Accanto alla firma del Capitano Seniga e al timbro si vede l’annotazione “Legione” aggiunta in matita blu, presumibilmente proprio dal comandante del IX° Battaglione che in tal modo stabilisce l’opportunità di inoltrare la segnalazione al livello, ancora superiore, del Comando di Legione.

Documento B, dettaglio: parte finale, con la firma del Comandante e il timbro della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera


le “relazioni” dei comandanti

 

“31 gennaio 1945 […] Cinque mesi orsono i Reparti di questo Battaglione [il IX° di Frontiera] potevano contare sulla presenza di circa 230 uomini, forza che attualmente è ridotta a poco più di un centinaio compreso gli Ufficiali. La loro dislocazione è tale per cui ogni reparto ha ben scarse possibilità in ogni campo”, tanto più che, per esempio, “a Tirano e a Bormio esiste un Comando retto da un sottufficiale per Posto senza alcun milite alle dipendenze”. Ecco perché “i ribelli, approfittando delle larghe maglie della nostra modestissima dislocazione possono sbarrare le strade, fermare automezzi, controllarne i viaggiatori e sequestrarne i carichi”. [Documento G, p. 2].

Documento G, p. 2 (dettaglio) 

Come potevano infatti 100 militari sorvegliare efficacemente il vasto ed impervio terreno di pertinenza del IX° Battaglione, contrastando sia le bande “ribelli” (ossia, i partigiani), sia i contrabbandieri? Non solo i numeri risicatissimi degli effettivi, ma pure le “deficienze” degli armamenti e dei mezzi a disposizione – oltre a numerose altre difficoltà, come si dirà in seguito – rendevano l’azione della Guardia Repubblicana di Frontiera quasi disperata, nonostante la ferma “fede nell’azione del Duce” e la “certezza che la vittoria germanica sarà vittoria italiana” [Documento A, p. 4] manifestate dai comandanti. I quali, nelle loro frequenti relazioni ai superiori, pratiche e disincantate, illustrano punto per punto una realtà dura e variegata, in un affresco vivido e amaro. Diamo loro la parola.


pochi, e male equipaggiati

 

Ai militari Mancano i pantaloni, e le scarpe distribuite sono ottime per le passeggiate pomeridiane nei parchi soleggiati della città; e non per il servizio in mezzo alla neve”. [Documento F, p. 2]

Documento F, p. 2: dettaglio

“Il vitto sufficiente normalmente per altri Reparti in zone meno disagiate si dimostra insufficiente in questi luoghi freddi e nevosi che comportano una maggior somministrazione di sostanze grasse e di zucchero. Il prelevamento fatto a periodi ora presso la Sussistenza ora al libero commercio disorganizza il regolare andamento della mensa. Il tabacco genere di conforto che possiamo definire indispensabile viene distribuito (quando arriva) in misura troppo modesta. Dal 10 novembre non ne riceviamo affatto”. [Documento C, p. 2]

Documento C, p. 2: dettaglio

“Specialmente grave è la situazione dei militi che ancor oggi non percepiscono assistenza né indennità per i loro figli, troppo spesso numerosi. In mezzo alle condizioni odierne della situazione economica essi si trovano con 1600 lire e 3-4-5-6 figli a carico i quali, per di più, si vanno ammalando per forza di cose. Talvolta si interviene anche di propria tasca [è il Capitano in persona, cioè, a metter mano al portafoglio per dare aiuto ai suoi uomini], ma il rimedio è miserabile per forza. Viene ad aggiungersi talvolta un malaugurato ritardo nella corresponsione delle paghe…”. [Documento A, p. 3]

Documento A, p. 3: dettaglio

La preoccupazione per la famiglia “intacca il morale e lo spirito di attaccamento al Corpo che ha sempre distinto i Confinari. Così si nota con dispiacere che vecchi Confinari con dieci e più anni di lodevole servizio chiedono il passaggio ad altri Reparti, specie alle ‘Brigate Nere’, dove il trattamento economico è di molto superiore”. [Documento C, p. 2]

Documento C, p. 2: dettaglio

L’incessante richiesta di nuove assunzioni trova talvolta soddisfazione: giungono alcuni nuovi giovani Ufficiali che si presentano freschi, entusiasti ed animati della più grande volontà, doti che sopperiranno certamente alla loro necessaria mancanza di pratica; l’arrivo di forze fresche è peraltro controbilanciato dalla “eliminazione di elementi traditori e comunque nocivi, [Documento D, p. 3] su cui “non si può fare alcun affidamento”.

Documento D, p. 3: dettaglio

Le ragioni di tale inaffidabilità, descritte con effetto involontariamente umoristico, vanno dall’essere “sempre ammalato, privo di volontà pianta-grana”, “fannullone-inetto-donnaiolo”, “intrigante-litigioso” alla mancanza di “senso del dovere” fino al sospetto di favoreggiamento dei contrabbandieri [Documento H].

Sul fronte delle insufficienti dotazioni strettamente militari, Occorrono armi automatiche individuali e collettive; occorrono bombe a mano e munizioni. Necessita il cemento per costruire le appostazioni nelle caserme ed il filo spinato per i reticolati”. [Documento F, p. 2]

Documento F, p. 2: dettaglio

Mancano del tutto automezzi che permettano un rapido collegamento con i vari posti, dato anche il poco tempo che rimane dal lavoro burocratico d’ufficio. In caso di emergenza, ogni centro di questa Compagnia deve fare da sé con grave pregiudizio dell’unità di azione che sarebbe necessaria e un conseguente frazionamento statico che, in caso estremo, espone a tutti i peggiori aspetti del rischio. Altra deficienza è divenuta quella del personale di concetto in rapporto al lavoro d’ufficio che è stato ordinato in più; come quello amministrativo, il quale non può utilizzare personale qualunque e che, invece dati i suoi rischi d’ordine finanziario, richiede personale responsabile e competente del ramo. Sopravvenendo col suo carteggio sull’unica macchina da scrivere che talvolta si ha, porta ritardi e sviste e dimenticanze, per cui l’assillo del tempo si aggrava di rilievi, punizioni ecc. […] Mancano anche le carte topografiche della zona”. [Documento A, pp. 3-4].


altre forze in campo

 

Sul medesimo territorio affidato ai “Confinari” erano attive la Guardia di Finanza; la Pubblica Sicurezza; le Brigate Nere; e i comandi tedeschi. Mancava tuttavia un coordinamento:

“I rapporti tra le varie FF.AA. sono apparentemente cordiali, ma non si vede quell’intesa fra comando e comando, il che fa supporre che un domani in caso di attacco ognuno agirebbe per proprio conto e per la propria difesa” [Documento F, p. 1]. Anzi, “si è venuta a creare una serie di interferenze, poiché [per esempio] nello stesso valico [di Piattamala] permangono tedeschi, confinari e finanzieri che, ciascuno per proprio conto, eseguiscono servizi praticamente uguali”. [Documento A, p. 3]
Si risente del “recente disarmo degli ex-carabinieri, ben radicati sul territorio ma, in quanto rimasti fedeli alla monarchia, guardati con sospetto dal regime della RSI; la Pubblica Sicurezza, pur essa “scarsa di effettivi e quindi con efficacia relativa […] si trova in certo senso soppiantata dalle competenze dei tedeschi” [Documento A, p. 4]:

Documento A, p. 4: dettaglio

e si constata che i “Reparti tedeschi formati da vecchi richiamati non danno la sicurezza delle normali Forze Armate Germaniche”. [Documento C, p. 2]
Involontarie interferenze paiono pure quelle causate dall’ “interessamento di troppe Autorità ed anche individuali” che, di fatto, hanno “creato confusione intralciando, sia pure in buona fede, il lavoro di approccio e di convincimento di alcuni “elementi fuori legge” ad aderire “all’amnistia concessa dal DUCE” per chi volesse lasciare le bande ribelli: “Già da tempo lo scrivente [Maggiore Mario Stoppani] aveva preso contatto con la madre del noto capo banda Fumagalli * e col padre del già segnalato Foppoli pure capo banda, e dai rispettivi genitori, convinti, aveva ottenuto la promessa della presentazione dei figlioli i quali, necessariamente, avrebbero portato al seguito elementi di fuori legge. L’interessamento nello stesso campo di altre Autorità e particolarmente quella dell’ex Commissario del Fascio di Mazzo, Rag. Senini, [e] dei tedeschi non hanno fatto che ostacolare l’attività, giunta a buon punto, dal sottoscritto”. [Documento D, p. 1]

Documento D, p. 1: dettaglio

È corsa “voce che elementi partigiani di Corteno si siano volontariamente presentati all’Autorità” [Documento C, p. 2] e gli stessi “comandi germanici […] insistono su richieste di abboccamenti intesi a conseguire un accordo” [Documento E, p. 1] con i ribelli, ma quasi nessuna delle trattative ha conseguito risultati positivi, se non – in qualche caso – la “restituzione” di militi precedentemente sequestrati dai partigiani, come quello “rilasciato completamente armato e trattato con umanità” ricordato dal Sotto-Tenente Fabbri [Documento F, pp. 1-2].


questi giovani capi ribelli …

 

Di inossidabile fede fascista e repubblicana, i comandanti della Guardia di Frontiera non riescono proprio a capire come ragionino i partigiani:

“questi giovani capi ribelli si dicono nazionalisti ma sono contrari al Fascismo, vogliono l’Italia libera ma combattono i tedeschi”; nel caso improbabile che decidessero di rientrare nell’esercito regolare, essendo ambiziosi del comando […] è presumibile che vorrebbero conservarsi un grado”; in conclusione, i militari si convincono di avere semplicemente a che fare “con briganti […] ben lontani da ricredersi e che perciò intendono combatterci”, poiché, “prescindendo da qualsiasi colore, sono e vogliono essere soprattutto antifascisti. [Documento D, p. 2]


la popolazione e le condizioni economiche; borsa nera e contrabbando

 

L’atteggiamento della popolazione non appare uniforme, ma in gradi diversi non sembra proprio favorevole al regime, anzi:

“Come in tutte le altre regioni d’Italia [si ascolta] Radio Londra ed esistono gli strateghi da caffè o da ufficio. Soprattutto le donne, però, collaborano a determinare ambienti deleteri con sfacciate critiche pubbliche (anche sui treni e per le strade). Affermano che le loro grazie toccano il cuore di questo o quell’altro pezzo grosso e ne approfittano per seminare i più scriteriati commenti. I parroci sono più prudenti, ma sempre infidi […] Viene ritrovato qualche manifestino del partito cattolico comunista e imperversano lettere anonime tendenziose…”. [Documento A, p. 2]

Documento A, p. 2: dettaglio

In generale, comunque, la gente “si tiene in atteggiamento strettamente neutrale e pur pronta ad adattarsi a noi o ad appoggiare i ribelli” [Documento A, pp. 1-2]; poco dimostra di ciò che pensa, per il suo carattere chiuso, tipico della gente di montagna. Esprime raramente il suo pensiero sulla situazione attuale, rimanendo abulica ed indifferente almeno apparentemente a tutte le notizie che riguardano i fronti di guerra, propensa a credere però alle radio straniere, specialmente ascoltando le stazioni svizzere” [Documento F, p. 1]; “priva di ogni sentimento patriottico vede nei Fascisti la causa di tutto questo sconvolgimento e con la fine della guerra il termine di ogni sacrificio [Documento D, p. 3]; è “ormai scettica per tutto ciò che parla di ‘Regime fascista’. Il ricordo troppo vicino di quel che è stato, degli errori commessi negli anni precedenti, delle porcherie viste, delle angherie subìte da parte delle forze dell’ordine, hanno vieppiù rincrudito la loro posizione nei nostri confronti e la nostra insulsa propaganda è nettamente soffocata dall’intelligente e piana propaganda nemica. L’antifascista marcia con forze nuove, noi marciamo trascinandoci dietro i troppi residui del giorno del tradimento [cioè dall’8 settembre]. E la popolazione non è più cieca né sorda, per non vedere e per non sentire”. [Documento F, p. 1]

Documento F, p. 1: dettaglio

“La popolazione non abbiente ha trovato poi recenti motivi per la sua ostilità all’autorità repubblicana locale, nei fatti di notevoli occultamenti di generi alimentari venduti a borsa nera e con produzione di pane bianco per i ricchi; nella vendita autorizzata di ingenti quantità di riserve di riso e farina gialla a prezzi di borsa nera e, quindi, senza che la popolazione [non] abbiente abbia potuto goderne” [Documento E, p. 2]. “Ciascuno pensa egoisticamente alla propria pancia” [Documento C, p. 1] e le Istituzioni civili appaiono incapaci e corrotte: “commentatissimo è il menefreghismo col quale le autorità hanno risposto ai nostri [dei “Confinari”] richiami contro lo sperpero che si sta facendo delle riserve alimentari, fatto a seguito dei decreti del Duce sulle Commissioni comunali di requisizione viveri e contro le Cooperative per i lavoratori. D’altra parte anche l’applicazione dei decreti sulle mense collettive di guerra e l’inventario dei generi e materiali è stato fatto in modo così semplicistico che lo scopo dei decreti non può dirsi certamente raggiunto. Naturalmente è stato evitato il nostro intervento e per quanto noi si sia intervenuti ugualmente, constatando una situazione di fatto già compiuta con pratiche svolte direttamente dai Comuni con la Questura e l’invio di inventari non controllati e semplicemente richiesti agli interessati […] è inspiegabile che la SEPRAL** non sia al corrente e non faccia controllare quei quantitativi di generi, tanto più non ignorando che molti di essi finiscono nella borsa nera e nel contrabbando. Quando questo Comando ha protestato contro ciò, davanti anche allo spettacolo del pane bianco dei ricchi e del pane nerissimo e malcotto dei poveri, si è trovato davanti ad una trama d’interessi e d’affari partenti dalla Sepral e favoriti dall’Autorità comunale che hanno reso inutili anche le proteste”. [Documento E, p. 2]. 

Documento E, p. 2: dettaglio

“I generi razionati arrivano alquanto irregolarmente. Questo mese non è stato ancora distribuito niente. Aumenta sempre più la borsa nera e lo scambio merce [ossia, il baratto] che ha raggiunto in questo momento proporzioni impensate” [Documento C, p. 1] e che avviene “ormai apertamente, nei negozi stessi. Si arricchisce così una data categoria di persone a tutto detrimento degli impiegati [e degli] operai costretti a vivere con modesti stipendi per cui non possono far fronte alle spese sempre maggiori” [Documento D, p. 4], “con prezzi che sono superiori a tutte le possibilità, meno quelle di coloro che vincono le guerre accumulando proprietà e denari. Le classi borghesi e povere sono ai limiti della miseria e dell’indigenza; la fiducia, dal punto di vista dei depositi bancari, è fortemente depressa […] La ripercussione di tale situazione è in questo commento: ancora oggi chi ruba sta bene. Si lamenta un presunto assenteismo degli organi centrali che sarebbero ritornati all’ ‘arrangiarsi’”. [Documento A, p. 2]

Documento A, p. 2: dettaglio

Perciò “la propaganda comunista fa breccia largamente nell’animo del popolo e in speciale modo della classe operaia. La classe dirigente invigliacchita teme di schierarsi con una minoranza [fascista] e segue la massa”. [Documento C, p. 1]
In conseguenza di tutto questo, il contrabbando prospera: La fascia di frontiera è popolata da alpeggianti nella maggior parte dediti ai lavori agricoli e al contrabbando che esercitano pressochè indisturbati. Al contrabbando sono spinti dalle misere condizioni della zona, che non permette con le sue scarse risorse il necessario alimento quotidiano”. [Documento C, p. 1]

Documento C, p. 1: dettaglio

“Tutti [i centri abitati] sono più o meno rilevabili come sedi di contrabbandieri. Speciali centri di smistamento [in particolare sono] S. Antonio Val Fontana, Castionetto, Piattamala, Roncaiola, Baruffini (questi ultimi attraverso Sasso del Gallo) Tovo, Grosio, Grosotto (attraverso Schiazzera e Val Grosina)”. [Documento A, p. 1]
“Le miserevoli condizioni economiche della zona, specie dal lato agricolo, sono un po’ alleviate per la ricerca di mano d’opera da parte dell’organizzazione TODT ***, che ha posto i suoi cantieri in quasi tutti i centri della vallata” [Documento F, p. 1] ma i militari hanno “poca fiducia nei componenti della TODT, elementi provenienti da bande o che ancora vi appartengono, renitenti, disertori”. [Documento C, p. 2] Nelle centrali elettriche**** […] il lavoro continua […] Si dice di un progettato sabotaggio ai cavi teleferici del Mortirolo, dove gli operai dell’impresa d’energia elettrica hanno occasione d’aver contatti con quei ribelli” [Documento A, p. 4]; i partigiani hanno eseguito colpi di mano […] anche contro i servizi logistici della locale Azienda Elettrica con prelevamenti di viveri destinati agli operai. Questi operai, comunque, mangiano ed i ribelli non hanno l’intenzione di affamarli; il che lascia pensare che certi contingenti di viveri vengano stanziati appositamente per i ribelli. Fatto che potrebb’essere di politica obbligata da parte dei dirigenti dell’Azienda Elettrica, se non si vuole arrivare a sospettare di essi come favoreggiatori del ribellismo”. [Documento E, p. 1]

Documento E, p. 1: dettaglio

In ogni caso, è l’amara conclusione:

“è escluso che la popolazione vive esclusivamente col guadagno della giornata di lavoro. Troppo breve e facile è la strada per il confine svizzero e troppo facili i guadagni col commercio clandestino”. [Documento F, p. 1]


Note

* Su Carlo Fumagalli (1925-2020), "comandante partigiano della brigata autonoma Gufi, molto attiva nel Tiranese" esiste un'ampia scheda a cura di Bruno Ciapponi Landi: http://www.brunociapponilandi.it/index.php?p=personecose_dettaglio&personacosa_id=299.

** La SEPRAL (sezione provinciale dell'alimentazione) "nasce nel 1939 costituendo un servizio di approvvigionamento nazionale in periodo di guerra alle dipendenze del Ministero dell'agricoltura e delle foreste e un servizio di distribuzione dei generi alimentari dipendente, invece, dal Ministero delle corporazioni."

(Cfr.: https://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/profili-istituzionali/MIDL00035F/).

*** Come è noto, la TODT era un’organizzazione della Germania nazista creata da Fritz Todt, Ministro tedesco degli Armamenti e degli Approvvigionamenti, per la manutenzione delle linee e infrastrutture ferroviarie; in Germania e nei territori occupati utilizzò in larga parte il lavoro forzato dei prigionieri di guerra.

(Dall'ampia bibliografia sull'argomento cfr., per esempio, Charles Dick, Builders of the Third Reich: 
The Organisation Todt and Nazi Forced Labour, London, Bloomsbury Academic, 2020).

**** Sui rapporti tra i partigiani e le centrali elettriche valtellinesi si veda, ad esempio: Marco Fini - Franco Giannantoni, La Resistenza più lunga: lotta partigiana e difesa degli impianti idroelettrici in Valtellina, 1943-1945, Milano, SugarCo, 1984.


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